BRICIOLA NUMERO 6 - MARIANNA BALDUCCI

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Abbiamo conosciuto Marianna Balducci al nostro primo Matrioska Lab Store e ci è piaciuta fin da subito. Nei mesi a successivi abbiamo continuato a seguire i suoi progetti, amiamo il suo stile non convenzionale e la sua capacità di inoltrarsi e combinare linguaggi diversi. Ci piace molto come descrive il suo lavoro, infatti considera il disegno il suo modo di pensare e progettare il mondo dal quale, preferisce entrare, anziché dalla porta principale, “da un finestrino”.

Marianna Balducci workspace
Abbiamo fatto qualche domanda a Marianna:

Ciao Marianna, raccontaci qualcosa di te:
Il disegno è il mio mestiere, il mio strumento preferito per pensare e per comunicare. Sono nata e vivo vicino al mare, nella frizzante e contraddittoria bella Rimini. Lavoro a casa, adoro le meringhe. Sono una “giovane antica” dai capelli rossi, con i piedi nelle scarpe vintage ma gli occhi che puntano sempre un po' più in là del mio naso (piuttosto importante e ricoperto di lentiggini). Mi appassionano le social-cose, i libri coi formati strani e le idee belle, le persone e le loro storie, la musica quando ti sa attraversare tutta.

Descrivici il tuo stile
Non necessariamente sempre fedele a sé stesso se non per le intenzioni: le idee sono il primo motore. Se l'idea mi convince, il segno la segue fiducioso e col carattere che ritengo più funzionale al mio intento. Il colore di solito arriva dopo. Mi piacciono i contrasti forti, mi piace sperimentare la convivenza di più registri visivi come per esempio la fotografia, ormai fedele compagna di tanti progetti.
"Ballo delle foglie gialle", tavola selezionata al concorso Lucca Junior (Lucca Comics and Games) 2017
Come hai mosso i primi passi nel mondo dell’illustrazione?
Sono una disegnatrice autodidatta, ma cresciuta con una mamma pittrice diplomata all'Accademia di Belle Arti quindi con la fortuna di aver avuto in casa pennelli e materiali vari a disposizione con la stessa facilità dei giocattoli. Ho sempre disegnato, più o meno intensamente e consapevolmente con grande autodisciplina, pur dedicandomi a studi di altro genere. Dal liceo scientifico, infatti, passo allo studio della moda, uno dei linguaggi più creativi che esistano dal mio punto di vista, e mi laureo specializzandomi in tutto quel che concerne la comunicazione, l'organizzazione di eventi, il backstage di questo settore meraviglioso. Inizio subito a lavorare nella pubblicità e nella comunicazione scrivendo e occupandomi di grafica, anche per la piccola azienda che fondo assieme a degli ex colleghi universitari (ReeDoLab). Il disegno continua a bussare alla mia porta e piano piano diventa solido al punto tale da inserirlo tra le mie proposte mano a mano che il lavoro prosegue. Prende presto il sopravvento e da ormai diversi anni posso definirlo il mio mestiere, applicato principalmente alla pubblicità e, nell'ultimo anno, anche ai libri. Che si tratti di una campagna promozionale o di un racconto, lavorare con le storie e tradurle in immagini è quello che amo fare di più.

Riesci a vivere bene facendo l’illustratrice?
Come in molti casi, la condizione di freelance ha i suoi aspetti positivi e negativi. Non avendo ristretto mai il mio sguardo a un unico campo d'azione, posso dire di aver raggiunto un buon equilibrio e, appunto, posso chiamare il disegno il mio mestiere perché è quello di cui principalmente vivo. Nonostante non sia facile imparare a gestire il tempo, l'irregolarità di certe entrate, le cose che spesso ti cambiano sotto i piedi, mi impegno costantemente per proseguire lungo questa strada proprio perché alla fine questo lavoro mi ha insegnato a gestire il tempo, a fare la pace con ciò che non è “regolare”, a godere dell'adrenalina e a meravigliarmi delle cose che ti cambiano spesso sotto i piedi. E mi piace moltissimo.

Chi sono i tuoi tuo clienti?
Fortunatamente i clienti sono soggetti spesso molto diversi tra loro: lavoro con aziende, associazioni, enti pubblici, editori, privati. A volte realizzo progetti lavorando in team (e mi piace quando posso essere io a proporre il mix di persone e competenze appoggiandomi a colleghi e professionisti incrociati lungo la strada), ma lavoro anche molto da sola. Mi dedico a progetti che possono durare mesi o anche poche settimane. Sono felice quando i clienti nuovi (come mi è capitato con certe aziende) mi dicono: non ci siamo mai serviti dell'illustrazione, ma ci piacciono le tue idee perciò vorremmo provare questa strada insieme.

"Gli amanti". Una delle 20 foto-illustrazioni della raccolta "Un'idea".

Prima di iniziare un lavoro, studi, cerchi riferimenti? Se sì, dove e come svolgi le tue ricerche?
La ricerca è fondamentale e non si limita all'esigenza scatenata dal singolo progetto in corso. Fare archivio (che sia digitale o meno) è uno dei presupposti fondamentali per chi ha a che fare con la progettazione creativa perciò cerco di accumulare quante più fonti possibili (articoli, immagini, campioni di materiali, video,...) o di individuare i canali attraverso i quali mi è più congeniale trovare spunti affini al mio gusto e alla mia sensibilità. La rete è uno strumento ormai imprescindibile, ma mi piace molto anche andare per mostre e festival (non solo di illustrazione), comprare riviste o antologie e “repertori”, quelle pubblicazioni (anche vecchie) che raccolgono molte immagini a tema tutte insieme, da sfogliare anche solo distrattamente quando devo sbloccare la testa.

Da cosa trai ispirazione?
Molto difficile rispondere in un modo solo. In generale, direi spesso dall'osservazione del quotidiano, esercitandomi a guardare anche le cose che conosco da sempre con occhi nuovi. Insomma, come diceva Gianni Rodari, provando a entrare nel mondo attraverso un finestrino piuttosto che dalla porta principale.

"Gualtiero", una delle foto-illustrazioni del progetto "Questo non è un album di famiglia",
esposto alla Biennale Disegno di Rimini (28 aprile-12 luglio 2018) 

Gli artisti che ti hanno maggiormente influenzata?
Rispondo di getto (sapendo che potrei elencare un sacco di nomi diversi per ragioni diverse e che mi pentirò per essermi dimenticata qualcuno) e dico Andrea Pazienza per il suo modo urgente di raccontare come poteva e come sapeva tutto il disegnabile; Jacovitti per i suoi salami coi piedini; Bruno Bozzetto per l'efficacia nella sintesi e l'ironia sempre garbata; Marc Chagall per i suoi sogni in volo e la malinconia. E poi sarebbe sciocco non ammetterlo: Antonietta Bellini, la mia mamma.
Chi ammiri oggi nel panorama dell’illustrazione?
Anche qui mi appello ai primi fondamentali che ho sempre sotto gli occhi sui miei scaffali, negli ultimi tempi imprescindibili: Shaun Tan per la capacità di creare mondi; Lorenzo Mattotti per la vitalità quasi erotica dei colori e dei segni sinuosi; Jean Julien e Christoph Niemann per le idee fresche, “semplici” ma mai “facili”; Beatrice Alemagna per le immagini dalla vitalità coraggiosa e sincera; Benjamin Chaud per le risate e la tenerezza dei suoi personaggi.

Un aggettivo che ti rappresenta?
Elettrica.
Uno dei disegni a china per la "Pigma micron collection"



Sogni nel cassetto?
Contribuire con il mio lavoro a qualcosa di rilevante, che resterà caro nel tempo a molte persone.

Sogni fuori dal cassetto e che sei riuscita a realizzare?
Aver capito che il disegno era una delle cose che amavo di più, aver ammesso che, tutto sommato, mi riusciva bene e aver deciso che ne avrei fatto il mio mestiere.

Da bambina come e cosa immaginavi di diventare?
Una marea di cose diverse ogni giorno, tra cui la cantante. Credo mai la disegnatrice, anche se, qualunque cosa facessi, disegnavo tanto quanto parlavo (e, vi assicuro, già da bambina parlavo parecchio!).

Luogo del cuore?
La mia città e il mio borgo San Giuliano, luogo degli affetti e punto di partenza di tante cose personali e professionali importanti. Ma anche Valencia dove, complici gli studi universitari, ho fatto per la prima volta un viaggio importante assieme a un'amica molto cara.
Negli anni recenti aggiungerei lo Studietto di Roberto Grassilli, disegnatore meraviglioso, vicino di casa, amico, complice di tante cose nuove e bellissime.

"Bacinsù", dal libro "Le parole necessarie
(testo di Elisa Rocchi, Ensemble Edizioni 2017).

Cosa ascolti mentre lavori?
Tantissime cose davvero diverse tra loro. Vado dai musical strappacuore con Barbra Streisand, al cantautorato italiano dei mostri sacri come De André, Gaber, Jannacci. Altre volte invece sono le schitarrate di Glenn Hansard, la grazia di Trenet, le storie rock o popolari di Carmen Consoli. Ogni tanto sbuca qualcosa di elettronico e un po' di blues. Poi ci sono le volte in cui si scrive e si imposta l'idea e allora ci vuole silenzio. Ogni tanto ci sono i podcast radiofonici da recuperare (o la diretta con i ragazzi della radio locale da salutare).

Consigliaci un libro
Grammatica della fantasia” di Gianni Rodari.

Progetti per il futuro?
Continuare a fare libri. Ho appena incominciato, c'è tanto che voglio imparare e sperimentare.
Magari un giorno tornare a cantare (che sì, un po' di tempo fa, c'era una band con cui passare il tempo), col tempo giusto e un'energia nuova (ma sempre solo per gioco).

Sogni una collaborazione? Se si, con chi?
Sogno una collaborazione importante con una testata importante, una cosa alla copertina del New Yorker, per intenderci. Sogno di lavorare con persone belle che fanno cose belle: qui in Italia per esempio con un autore come Davide Calì con cui dialoghiamo festosamente di castori, tuberi e tante altre cose quindi prima o poi la trovo l'idea-libro per farlo capitolare!

Hai qualcosa da dire a chi sta cominciando a muovere i primi passi nel campo dell’illustrazione?
Direi la cosa che dico spesso anche agli studenti di moda che mi sono ritrovata a seguire nei seminari di comunicazione tenuti in questi ultimi anni all'università di Rimini, parafrasando le parole di Giuseppe Granieri: chi lavora con la creatività e la cultura ha il dovere di restare aggiornato, di tuffarsi a capofitto nella complessità del mondo per restituirne un'interpretazione e una visione che sia rilevante per le persone a cui si vuole parlare. Non basta disegnare bene, bisogna progettare e costruire con consapevolezza e costanza un'identità personale e professionale, migliorabile sempre e sempre il più onesta possibile. Studiate, tanto e di tutto e studiatevi per imparare a raccontarvi e a raccontare.

Illustrazione dal libro "Il viaggio di Piedino" (testo di Elisa Mazzoli, Bacchilega Junior 2018),
libro vincitore del premio Nati per Leggere 2018, sezione "Nascere con i libri"
Oltre ai libri che illustri, è possibile acquistare le tue illustrazioni?
Sì. Di solito consiglio di consultare il mio sito dove è presente una buona selezione dei miei lavori recenti e scrivermi una mail. A volte sui social newtork organizzo anche piccoli contest per vincere alcuni dei miei disegni. In questo periodo (fino al 12 luglio, presso il Bar Lento, Rimini centro) sono i mostra le foto-illustrazioni della serie “Questo non è un album di famiglia”, in occasione della Biennale del Disegno, nell'ambito del fuori salone della rassegna. Nelle occasioni di mostre ed eventi è più facile mettersi in contatto con me anche di persona e magari conoscere più da vicino il mio lavoro.

Potete trovare Marianna Balducci sul suo sito web o su Instagram o su Facebook.

Se sei un artigian*, lavori con testa e mani, vorresti farci conoscere la tua realtà e magari partecipare alla nostra rubrica puoi taggare su instagram uno dei tuoi progetti e inserire l'hashtag #quasibriciole. Saremo felici di visionare i tuoi lavori e conoscere il tuo brand, sarà nostra premura contattarti per un approfondimento qualora lo ritenessimo nelle nostre corde.

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